Il sistema Giustizia, complessità e tempi
Il mese di Agosto, da poco terminato, ha riportato l’attenzione dei mass media su una questione “storica” nel nostro paese: la Giustizia e i suoi tempi.
Il sistema giudiziario italiano viene spesso considerato, da più parti, come lento ed inefficiente, tanto sotto il profilo civile (principale ambito di operatività del network BFP) quanto sotto i profili penale e amministrativo.
In merito, una riflessione risulta d’obbligo: l’amministrazione della Giustizia da vita (in ogni comunità di riferimento) ad un sistema complesso, ovvero un sistema che è l’unione di diverse componenti (legislative, umane, burocratiche etc …) portatrici di diverse proprietà e principi non sempre perfettamente allineati. Proprio l’interazione di questi elementi fa emergere spontaneamente nel sistema qualità e dinamiche che non appartengono alle singole parti, circostanza che è il vero fondamento della complessità.
In altri termini, ciò che vogliamo esprimere è che l’amministrazione della Giustizia è una struttura che risulta diversa dalla mera somma delle sue singole componenti e si trova costantemente all’inseguimento di una società che mai prima di oggi si è evoluta e si sta evolvendo così rapidamente.
L’evoluzione dei costumi, delle abitudini e dei business sta generando nuovi orizzonti di riflessione e di attenzione giuridica con cadenza sempre più ravvicinata, ponendo così sotto stress un apparato che non può e non deve avere la stessa velocità e mutevolezza della società che deve regolare.
Due brevi citazioni per evidenziare questo concetto:
“Quando la vita scorreva lenta come un pigro fiume, la complessità esisteva, ma non veniva percepita.
Oggi tutti se la sentono addosso, perché il ritmo si è fatto serrato come un torrente vorticoso …” (Ernesto Illy, 2005);
“ Ora, qui, per restare nello stesso posto, devi correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce “ (Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie – Attraverso lo specchio);
Partendo da questa consapevolezza, è innegabile che i tempi del sistema giudiziario italiano abbiano un impatto sul tessuto economico e produttivo.
Dati Cepej-Stat ed Eurostat aggiornati al 2014 evidenziano che, all’ultima rilevazione, rimanevano in attesa di giudizio, in Italia, oltre 2 milioni e 758 mila processi: un primato tra tutti i Paesi dell’Europa allargata. Trattasi di una mole di arretrato che impatta su ogni nuovo procedimento instaurato (il tempo medio di una sentenza di primo grado si aggira oltre i 500 giorni) e ne dilata i tempi.
Quantificare gli effetti economici di queste tempistiche in termini assoluti non è lo scopo di questa riflessione, ma è certo come molte componenti della realtà produttiva e commerciale italiana ne risentano quotidianamente. Tra di esse i tempi di pagamento di beni o servizi che, se diminuiti anche nella fase patologica del rapporto, consentirebbero una maggiore liquidità per le aziende virtuose ovvero l’attrattività verso investitori esteri che si fermano oggi “alle porte” del nostro paese.
Tanto considerato, benché la situazione attuale possa spingere molte imprese a cercare rimedi all’apparenza semplici (come l’inserimento di clausole contrattuali facilmente copiabili dai più svariati database che demandino la risoluzione di eventuali controversie ad arbitri) è indispensabile – oggi più che mai – essere assistiti, nella fase contrattuale e nell’eventuale fase patologica dei rapporti commerciali, da professionisti legali consapevoli tanto della realtà normativa quanto di quella operativa di chi ogni giorno deve prendere decisioni per mantenere il vantaggio competitivo del proprio business.
L’apparato legislativo nazionale, internazionale e sovranazionale – visto nel suo insieme – è uno strumento che abbiamo l’obbligo e la convenienza di usare noi correttamente in primis … solo così potremo sviluppare una fondamentale consapevolezza sistemica dell’intero apparato giudiziario.